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Kenya Mount Kenya vetta italiana per onore

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Kenya Mount Kenya vetta italiana per onore  Empty Kenya Mount Kenya vetta italiana per onore

Mer 02 Feb 2011, 18:58
EXCELSIOR. Nel 1943 un'impresa alpinistica sulla seconda montagna d'Africa compiuta clandestinamente da soldati umiliati che volevano riscattarsi dall'inedia
Tre prigionieri di guerra evadono per scalare la cima e tornano al campo Un classico dell'avventura che in America si legge tuttora nelle scuole

Berlino, anni Sessanta, festa al circolo dei diplomatici.
Un colonnello inglese racconta entusiasta la sua ultima lettura: il resoconto romantico, quasi mistico, di una salita eccezionale al monte Kenya, 5.199 metri, a firma di un italiano scappato da un campo di concentramento britannico, «un certo "Benàsi"». Una voce sale dalla tavolata: «Really? I'm shaving him every day».
A fargli — farsi — la barba tutti i giorni è Felice Benuzzi (1910-1988), diplomatico d'origine triestina, rocciatore alla scuola di Emilio Comici; è lui in persona l'autore dell'impresa alpinistica e del libro che la racconta, Fuga sul Kenya (1948), che nell'edizione inglese ha un titolo più adatto al suo raffinato humor, No picnic on Mount Kenya.
L'aneddoto sull'incontro berlinese è raccontato dalla vedova di Benuzzi, Stefania Marx, 94 anni.
Tutti pendiamo dalle sua labbra al Museo Africano di Verona, nella casa madre dei Comboniani che da qui partono fin dall'Ottocento per altre imprese nel Continente Nero. A rievocare la storia davvero romanzesca di Benuzzi c'è l'agente letterario Roberto Santachiara, uno scrittore della sua scuderia — Wu Ming 1, ben noto a chi legge di avventura — e il medico tropicalista Federico Gobbi.
Tutti accomunati dal Mount Kenya, che hanno scalato sulle tracce di Benuzzi.
Da quest'esperienza presto dovrebbe nascere un libro, ma prima ancora una riedizione di Fuga sul Kenya, già recensito con entusiasmo da Dino Buzzati, uscito dal catalogo Vivalda nel 2001 e ormai introvabile.
Invece all'estero, dopo 25 edizioni, continua ad avere successo, tanto che negli Usa è testo scolastico.
Benuzzi, ex funzionario del ministero per l'Africa Italiana, scrive della sua avventura tra il 1943 e il 1946, negli ultimi anni trascorsi come prigioniero di guerra nel campo di concentramento britannico 354 vicino al paesino keniota di Nanyuki, dove si trova dal 1941, dopo la cattura in Etiopia.
Migliaia di prigionieri aspettano la pace «in bestiale acquiescenza». Scrive Benuzzi: «Ti senti ribollire il sangue a non poter far nulla. Alla sveglia, ti manca il coraggio di accettare la giornata».
Tra i reclusi c'è chi dà segni di pazzia. E per pazzia viene presa l'idea di Benuzzi, visionaria, assurda: scappare dal campo per scalare il vicino Monte Kenya, 5.199 metri, seconda vetta d'Africa dopo il Kilimangiaro.
Benuzzi lo scorge per la prima volta oltre i reticolati, alla fine della stagione delle piogge.
Glielo indica il vicino di branda: «Presto, alzati! Si vede il monte Kenya. Ha qualcosa del Monviso, ma lo batte».
Benuzzi resta abbagliato da quel profilo tagliente, argenteo, «d'una feroce bellezza».
Da quel momento, l'idea non gli dà tregua.
Iniziano i preparativi segreti. Per la scelta dei compagni, si confida con l'alpino veronese Giovannino De Megni, mutilato, «ragazzo di assoluta fiducia».
Considerate decine di prigionieri, la scelta cade su Giovanni «Giuàn» Balletto, «un medico da poco assegnato alla mia baracca», scrive Benuzzi. «Si rivela alpinista e parliamo a lungo delle nostre montagne.
Infine lo metto a parte del progetto.
Giuàn vuole conoscere mille particolari, ci pensa su, e accetta».
Il terzo compagno, colui che sul Kenya presidierà il campo base, è Enzo Barsotti, «vecchio amico di Giuàn, sui 35 anni, autodefinitosi "innamoratissimo delle cose impossibili".
Finora l'abbiamo scartato perché fumatore da 50-60 al giorno.
Tuttavia ha volontà da vendere».
Attrezzatura. Dall'immondezzaio del campo, «una miniera», i tre complici recuperano rottami metallici con cui forgiare i ramponi.
Due martelli rubati diventano piccozze. «È naturale che il nostro picchiare e limare attragga curiosità degli altri internati.
"Ma si può sapere cosa fate?" Rispondiamo: "Un apparecchio da bombardamento"».
Si sottraggono viveri per la spedizione dalla già magra razione giornaliera.
Si cuce con stracci il tricolore da piantare in vetta.
Si lascia il testamento a un compagno di baracca.
E gli inglesi? Non danno peso ai tentativi di fuga: «Ogni bianco che marci, zaino in spalla, per strade o praterie è come se portasse il cartello "evaso"».
I nativi africani riconsegnano i fuggiaschi in cambio di pochi spiccioli.
La preoccupazione maggiore è «l'iradiddio di belve», elefanti, bisonti, rinoceronti, nella foresta che separa il campo dal monte.
L'impresa appare disperata in partenza, tanto più che i tre compagni a turno hanno la febbre.
Ma niente ferma, come dice Benuzzi, «il mio inesauribile desiderio di purezza, di miracolo, il mio anelito ad essere una volta tanto, forse l'unica nella vita, tutto quello che avevo potuto essere e per mille ragioni non fui.
Partiamo barcollanti sotto il peso di zaini mastodontici. Via, via ad ogni costo. Monte Kenya!»


Articolo di Lorenza Costantino su Brescia Oggi
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Gio 03 Feb 2011, 10:11
Conoscevo già la bellissima avventura di Benuzzi, Balletto e Barsotti che diede onore e lustro ai prigionieri Italiani in Africa Orientale. Ci sarebbe da dire tanto su quello che i così chiamati P.O.W. (Prisoners Of War - Prigionieri di Guerra) Italiani hanno fatto qui in Kenya. La costruzione della strada Nairobi - Naivasha per esempio, con la Chiesa Italiana che si trova lungo di essa. La settimana prossimna mi sposto a Nakuru e ho già programmato una visita al Cimitero dei Prigionieri Italiani di Nyeri per rendere onore ai Caduti e sopratutto alla tomba di Amedeo Duca d'Aosta, l'Eroe dell'Amba Alagi. Fiorenzo, da buon Alpino, sà di cosa stò scrivendo.


Giusto per avere qualche notizia in più:
http://it.wikipedia.org/wiki/Fuga_sul_Kenya
http://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_di_Savoia-Aosta_(1898-1942)

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Gio 03 Feb 2011, 10:29
A Nyeri è sepolto anche Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell,
meglio conosciuto come Baden Powel fondatore del movimento scautistico.
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Gio 03 Feb 2011, 20:53
black_mzungu ha scritto:Conoscevo già la bellissima avventura di Benuzzi, Balletto e Barsotti che diede onore e lustro ai prigionieri Italiani in Africa Orientale. Ci sarebbe da dire tanto su quello che i così chiamati P.O.W. (Prisoners Of War - Prigionieri di Guerra) Italiani hanno fatto qui in Kenya. La costruzione della strada Nairobi - Naivasha per esempio, con la Chiesa Italiana che si trova lungo di essa. La settimana prossimna mi sposto a Nakuru e ho già programmato una visita al Cimitero dei Prigionieri Italiani di Nyeri per rendere onore ai Caduti e sopratutto alla tomba di Amedeo Duca d'Aosta, l'Eroe dell'Amba Alagi. Fiorenzo, da buon Alpino, sà di cosa stò scrivendo.


Giusto per avere qualche notizia in più:
http://it.wikipedia.org/wiki/Fuga_sul_Kenya
http://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_di_Savoia-Aosta_(1898-1942)


Mi raccomando,un fiore sulla tomba di chi tu sai Cool
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