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Kenya - Il mio diario di viaggio....

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Lun 15 Mar 2010, 17:55
Io e Davide, da anni turisti per caso, cercavamo una meta adatta per condividere uno dei nostri viaggi assieme ai rispettivi genitori. Abbiamo optato per il Kenya, destinazione ritenuta adatta in quanto offre la possibilità di vedere molte cose e abbinare un soggiorno mare. Data la nostra idiosincrasia per pacchetti all inclusive et similia, abbiamo scelto di organizzare autonomamente il viaggio, affidando poi la fase esecutiva alla Agenzia di Watamu Ombretta Tours e Safari, e grazie alla attività di Ombretta Passarelli, ravennate trasferitasi in Kenya, e del marito Hadir, abbiamo goduto di uno spettacolare viaggio fuori dai soliti itinerari turistici.

Siamo atterrati a Nairobi con un volo Emirates da Milano, via Dubai, e abbiamo trovato ad accoglierci, all’arrivo, Daniel, un ragazzo che lavora in una agenzia di Nairobi alla quale Ombretta e Hadir si appoggiano per accogliere i turisti in arrivo all’aeroporto della capitale. Mentre percorriamo la strada sul pulmino, diretto verso il nostro albergo, Daniel mi porge il telefono: è Hadir, che da Watamu ci dà il benvenuto in Kenya. Arriviamo al Hotel Kipepeo, centrale, essenziale ma pulito e tranquillo, e dopo avere rapidamente posato i bagagli definiamo con Daniel il programma per la serata e per l’indomani. Daniel mi consegna anche una scheda telefonica della compagnia keniota Safari, che mi permetterà di mantenermi in contatto con Ombretta e Hadir a prezzi modici, attenzione che apprezzo molto. Ci facciamo una doccia e, su suggerimento di Daniel, andiamo a cena al Carnivore, un ristorante specializzato in carne alla griglia, dove la serata procede allegra. Durante la cena, ricevo anche la telefonata premurosa di Ombretta, che dopo Hadir mi rinnova il benvenuto in Kenya e mi chiede se tutto proceda bene.
L’indomani, saliamo sul pulmino, e Daniel con l’autista Joseph iniziano a scarrozzarci per la capitale. Prima fermata, il Nairobi National Park, che ospita l’Animal Orphanage, luogo di cura e ricovero di animali recuperati in difficoltà nella savana. Vederli dietro una rete non è il massimo, ma quello è l’unico modo di permettere di sopravvivere a esemplari che nella savana soccomberebbero senza dubbio perché ormai deboli e inadatti, e ci si consola.
Abbiamo proseguito poi per il giraffe center, luogo dove una coppia di inglesi ha adottato alcune giraffe (gli ospiti della guest house possono vedersi la loro graziosa testolina entrare dalle finestre, al mattino a colazione, in cerca di qualcosa di buonino da sgranocchiare) e dove è divertente dare loro da mangiare da una altana.
Ci dirigiamo poi verso la casa di Karen Blixen, che visitiamo affascinati: ospita mobili ed oggetti appartenuti alla scrittrice, o lasciati dalla produzione dopo avere girato in Kenya “La mia Africa”: è affascinante vedere oggetti appartenuti alla scrittrice (quando non sono originali te lo dicono) o ammirare le sahariane indossate da Meryl Streep. Si avvicina poi l’ora di pranzo, e ci facciamo accompagnare al cottage, dependance della dimora della Blixen, dove era solita ospitare gli amici che la raggiungevano in Kenya per i safari (e lei era una pioniera, dei safari). La dependance ora ospita un elegante ristorante, dove con Daniel gustiamo un ottimo pranzo a prezzo contenuto.

Facciamo poi un giro col pulmino per Nairobi, vediamo da lontano lo slum più grande dell’africa, Kibera che, ci dice Daniel, nei prossimi mesi, dovrebbe essere smantellato dal governo per trasferire gli abitanti in una zona fornita di acqua e corrente elettrica, speriamo…

Nel frattempo, si stanno avvicinando le sette di sera, ora in cui dovremo prendere il trenino che ci condurrà da Nairobi a Mombasa: giusto il tempo di ripassare dall’albergo a caricare i bagagli che avevamo lasciato in deposito (e osservare che non facciamo a tempo a scendere dal pulmino che siamo scortati dalla security dell’hotel che non ci lascia soli in strada nemmeno un attimo, confermando che la fama di “nairobbery” deve essere effettivamente meritata), e raggiungiamo la stazione. Lì saliamo sul treno e prendiamo possesso delle nostre cuccette di prima classe: essenziali, dignitose, non immacolate ma decenti. Dopo la partenza, il capotreno, gentilissimo, arriva per una sorta di “briefing”, ci dà le istruzioni su come affrontare il viaggio nel modo più confortevole possibile. Ci informa che purtroppo, nel cuore del parco Tsavo ci saremo verso le 4 di notte, e vedremo poco, ma all’alba vedremo comunque dei bei panorami della savana. La cosa che ci colpisce, poco dopo la partenza (e sarà il primo dei pugni nello stomaco, perché l’Africa è fatta così, grandi sorrisi e grandi pianti, grandi gioie e grandi dolori) è lo scenario che si vede quando il treno esce da Nairobi, in quanto esso passa proprio in mezzo a uno slum: l’odore è acre, i bambini rincorrono il treno, la miseria è spaventosa, e mi viene da piangere.

La serata e la notte trascorrono comunque tranquille sul treno: consumiamo una cena non male nel vagone ristorante, nel quale si mangia in due turni, popolato da altri turisti, per lo più europei nordici: io e dav osserviamo che, come sempre, in queste esperienze un po’ più “avventurose” gli italiani, troppo spesso vittime e ostaggi della filosofia all inclusive latitano, ma la cosa ci dispiace fino a un certo punto, chè l’esperienza condivisa con colleghi turisti stranieri è certamente interessante. Si dorme in cuccetta, e il letto, che è stato preparato per la notte mentre eravamo a cena, è decisamente comodo. Ci svegliamo all’alba, sperando di avvistare qualche bestiola dal finestrino, e mia mamma effettivamente avvista due leonesse. Anche la colazione, con annessa alba sulla savana, è decisamente buona; il viaggio verso Mombasa permette di attraversare diversi villaggetti, dove i bambini rincorrono il treno per avere una caramella o una penna, e anche quello è un pugno nello stomaco.
Arrivati, a Mombasa, ci attende Abudi, un autista di Ombretta, che ci conduce a Watamu nella casa che abbiamo prenotato, Jua Kali, dove ci attende Hadir con i due house boys. All’arrivo ci offrono una bibita fresca (quanto mai apprezzata) e ci illustrano le amenità della casa (davvero bella!), poi Hadir attende pazientemente che posiamo i bagagli e ci cambiamo e ci accompagna da Mama Lucy per la spesa. E qui, finalmente, veniamo raggiunte anche da Ombretta! Baci e abbracci, ci salutiamo come se ci conoscessimo da sempre. Il pomeriggio procede tra il relax nella piscina di casa, e la sera usciamo a cena con Ombretta, Hadir e il loro splendio Jamal al Mapango. Il giorno dopo, sento Ombretta, che si informa premurosamente su come abbiamo passato la notte, e veniamo accompagnati da Hadir al sun palm, dove a mezzogiorno ci raggiungerà munito di ottima frutta fresca tropicale. L’epilogo della bella giornata balneare sarà l’attesa delle barche dei pescatori sulla spiaggia di watamu, e una ottima grigliata a Jua Kali cucinata da Hadir e mio papà, con l’aiuto degli House Boys, Jamal che trotterella e noi che chiacchieriamo. Oltre al pesce, potremo gustare il riso al cotto e le chapatas (si chiameranno così? Speriamo…) preparati dalla sorella di Hadir. Il giorno dopo, giornata balneare ad Ocean Breeze con grigliata sulla spiaggia a base di aragosta e polipo, buonissima! Lì conosciamo anche Alessandra, una simpaticissima amica di Ombretta, in dolce attesa.
Dopo una ulteriore giornata di ozio balneare al Sun Palm, e una ottima cena nella nostra casa con la squisita compagnia di Ombretta e della sua famiglia, finalmente arriva venerdì mattina, giorno fissato per la partenza per il safari. Nel cortile di casa ci attende l’autista, Paolo, con un sorriso radioso, e partiamo alla volta del Parco Tsavo. Ombretta ci aveva preannunciato che Paolo, oltre ad essere davvero simpatico e di compagnia, ha una guida spettacolare: non va piano, ma affronta gli sterrati con estrema maestria, e ci sentiamo fin da subito sicuri tanto che, da buoni modenesi, gli diciamo che se Alonso dovesse andare male al prossimo campionato, il posto in Ferrari sarà suo. Dopo avere visto i vari villaggetti che costeggiano la strada, arriviamo finalmente all’ingresso del parco Tsavo: ci fermiamo al negozietto di souvenir, poi scendiamo a vedere e nutrire i coccodrilli, che apprezzano la colazione. Partiamo poi per il safari, ed iniziamo ad avvistare antilopi, gazzelle, qualche ippopotamo a mollo, giraffe ed elefanti, fino ad ora di pranzo, quando raggiungiamo il luogo dove passeremo la notte, il Tarhi camp, di cui io e dav ci innamoriamo immediatamente: tende immerse nel mezzo della savana, proprio come ce lo immaginavamo e speravamo che fosse!!
La sorpresa, sarà poi a pranzo, perché il ristorante è a pochissimi passi da una pozza dove gli elefanti vanno spesso a farsi il bagno: e noi siamo fortunati, ci sono! Consumiamo un pasto buonissimo mentre gli elefanti, compreso qualche cucciolino, si buttano addosso l’acqua, giocano, si rinfrescano. Il pomeriggio riprendiamo il pulmino e torniamo in giro ad avvistare bestiole fino al tramonto; Paolo ci accompagna poi ad ammirare il panorama dal Voi Safari Lodge, decisamente notevole, e io e dav scendiamo con lui a piedi fino alla grata dalla quale si possono ammirare da vicino, e in perfetta sicurezza, gli elefanti, e ci beviamo un birrozzo aperitivo prima di ripartire, osservando che il Voi Safari Lodge sarà anche bello e confortevole, ma noi apprezziamo di più il Tarhi Camp, e ringraziamo ombretta per avercelo scelto. Poi è una struttura un po’ troppo vistosa, da lontano sembra una specie di “mostro di Fuenti” della Savana! Arrivati al Tarhi, dopo una doccia ristoratrice, consumiamo una meritata cena, condita ancora da un po’ di “cinema”: davanti al ristorante, un paio di elefanti paiono esibirsi alla luce dei fari del camp come una star sul red carpet; giunge poi ora di nanna, e veniamo accompagnati dalla security alle nostre tende per il riposo, rassicurati sul fatto e, al mattino, saranno loro a chiamarci. Dormiamo come due ghiretti, tanto che sia mio papà che la mamma di Davide ci dicono di avere sentito i barriti degli elefanti, di notte, ma noi ce la dormivamo della grossa…E un po’ ci dispiace. Il giorno successivo, dopo un ulteriore giretto allo Tsavo (arriveremo tardi ad avvistare dei leoni, chè altri autisti avevano avvertito via radio Paolo, ma avremo modo di rifarci) ed usciamo dal Parco, destinazione Amboseli, che raggiungiamo dopo quattro ore di viaggio. All’ingresso, veniamo presi d’assalto da un gruppo di Masai che cercano di venderci souvenir, ma resistiamo e procediamo. Entriamo nel parco, e vediamo anche in quel caso parecchi animali: elefanti, giraffe, gazzelle, impala e altro… fino a ora di pranzo, quando raggiungiamo il Kibo Camp, dove passeremo la notte. Il campo è molto bello, più nuovo e curato del Tarhi Camp allo Tsavo (dove comunque io e dav abbiamo lasciato il cuore, gli elefanti a pochi passi da tende e ristorante erano da togliere il fiato…) ma il fatto che sia esattamente ai piedi del Kilimangiaro, lo rende oltremodo affascinante. Dopo un ottimo pranzo e il riposino, usciamo di nuovo a zonzo per il parco. Avvistiamo, prima di tutto, un branco di leonesse, e assistiamo alla scena di un tentativo di assalto dei piccoli leoncini da parte degli sciacalli, ma le leonesse difendono gelosamente, ed efficacemente, la loro prole. Raggiungiamo poi un villaggio Masai: visitiamo le loro case, il loro “medico” ci illustra i loro rimedi mostrandoci una serie di bacche e radici utili, a suo dire, per diverse malattie; ci mostrano i loro manufatti. Poi, il vento inizia a farsi minaccioso, le nuvole si alzano, e i masai ci accompagnano al pulmino giusto prima che inizi un fragoroso temporale.
Gironzoliamo comunque per il parco, nonostante la pioggia, ed assistiamo ad una scena che lo stesso Paolo ci dice di avere visto raramente, se non mai… Una migrazione di elefanti, tanti tantissimi che si spostano da una zona all’altra del parco… E noi in mezzo….. non riusciamo a contarli, e i gruppi che arrivano da lontano, all’orizzonte, sembrano non finire mai… davvero emozionante….Torniamo poi al campo per la meritata cena e riposo.
L’indomani, facciamo un ulteriore giro per il parco Amboseli, fino a quando il permesso di 24 ore ci consente di rimanere: poi, previa sosta in un negozietto di souvenir dove compriamo belle statuine masai, ci iniziamo a riavvicinare a Watamu. Per ora di pranzo, raggiungiamo il paese di Voi: qui, sotto la supervisione e il consiglio di Paolo, acquistiamo sacchi di farina, zucchero, fagioli, penne e quaderni da distribuire sulla via del ritorno. Andiamo poi a pranzo al Lion Hill Lodge che è, tra le location che abbiamo visto tra Tsavo e Amboseli, quella che ci è piaciuta di meno. Oddio, la posizione è strepitosa ma… Un po’ come il Voi Safari Lodge, per i nostri gusti, un po’ troppo fighetto. E il cibo così cosà, fermo restando che tutte le strutture che abbiamo visto, in questi tre giorni di safari, sono occhei. E ringraziamo ancora una volta Ombretta per avere intuito i nostri gusti, ed avere scelto, soprattutto per il pernottamento, quelle che per noi erano effettivamente le più calzanti.
Terminato il pranzo al Lion Hill, ci incamminiamo definitivamente verso la costa, percorrendo la famosa strada sterrata “Mariakani” dove sono state girate parecchie scene de “La mia Africa”. Qui, strada facendo, ci fermiamo più volte a distribuire cibo, penne e quaderni: vedere che i bambini si accapigliano per una penna, quando da noi se non c’è il logo di hello kitty te lo sbattono dietro, è una stretta al cuore. Raggiungiamo infine Watamu, e al momento dell’ingresso a Jua kali, la nostra casa, facciamo una standing ovation olimpica (e strameritata) a Paolo, che ride intimidito e soddisfatto.
La nostra vacanza proseguirà poi con un soggiorno balneare all’insegna dell’estremo relax: le giornate scorreranno allegre soprattutto alla spiaggia del Sun Palm, dove, tra l’altro, ho avuto il piacere di conoscere Angela di portalekenya. Le serate vedranno protagoniste succulente cene di pesce, cucinato dal mio papà e dai bravissimi House Boys: avremo spesso il piacere di avere ospite Ombretta e la sua splendida famiglia, e avremo modo di unire cucina europea ed africana, cucinata sia dai familiari di Hadir, sia dalla moglie di uno degli House Boys, che vuole ricambiare perché una sera abbiamo chiesto loro di trattenersi a cena con noi.
La seconda settimana di vacanze poi, come ogni viaggio che si rispetti, non sarà esente da sorprese, molte delle quali piacevoli, tranne una: una notte, mi sveglio in preda ai brividi e al mal di testa, e scopro di avere la febbre. Da brava ipocondriaca, penso subito alla malaria, anche se il fatto che ci troviamo ancora in piena stagione secca rende il rischio più teorico che altro. In ogni caso, l’indomani mattina mi fiondo in farmacia e chiedo che mi venga fatto il test, che per fortuna è negativo. In ogni caso, compriamo alcuni test da portare a casa e le medicine per l’eventuale trattamento (non si sa mai). Il febbrone, alla fin fine, era da attribuire a un colpo di calore, si è risolto in fretta, meglio così.
Tra le sorprese positive, invece, la visita, una delle ultime sere, subito dopo cena, del nostro mitico autista Pppppaolo… E’ venuto a farci visita con la moglie, trattenendosi per un caffè, e lo invitiamo a cena per la sera successiva, che sarà l’ultima, assieme ad Ombretta e alla sua famiglia, e la serata sarà splendida e allegra. L’ultimo giorno di vacanza lo trascorriamo nella piscina di casa, con Ombretta, Hadir e Jamal…. Alle sei di sera ci attende un volo, comodo e puntuale al di sopra delle aspettative, della compagnia Fly 540 per Nairobi da dove, con Emirates, ci imbarcheremo per la vecchia Europa…
Alla fine della vacanza, non possiamo che complimentarci con noi stessi,e con i nostri genitori che, da settantenni, hanno affrontato con inaspettata disinvoltura un viaggio in stile Lonely Planet. Ma il ringraziamento più grande va ad Ombretta ed Hadir, che ci hanno permesso di vedere e vivere l’Africa al di fuori dei soliti circuiti turistici, lasciandoci un ricordo che sarà indelebile.
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Lun 15 Mar 2010, 18:09
Katia complimenti per la bellissima descrizione del vostro viaggio

Innamorati spero più che mai di questa fantastica terra !


Ultima modifica di mammussi il Lun 15 Mar 2010, 18:54 - modificato 1 volta.
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Lun 15 Mar 2010, 18:37
grasie mammussi... speriamo di tornarci molto ma molto presto...
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Lun 15 Mar 2010, 19:16
alla faccia dei genitori settsntenni, tutti li vorrebbero così, in gamba e simpatici...chi ha avuto la febbre? Kenya - Il mio diario di viaggio.... 315179
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Lun 15 Mar 2010, 19:18
giulia1 ha scritto:alla faccia dei genitori settsntenni, tutti li vorrebbero così, in gamba e simpatici...chi ha avuto la febbre? Kenya - Il mio diario di viaggio.... 315179

Una che al sole faceva la furbetta??? Smile
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Lun 15 Mar 2010, 20:26
grazie Katia.....bella esperienza....tutti voi siete stati gentilissimi!!!...hai una bellissima famiglia....un affettuoso saluto a te e ai dolcissimi nonnini che Jamal ricorda con simpatia!!!!
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Lun 15 Mar 2010, 23:29
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debora
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Mar 16 Mar 2010, 16:33
grazie katia per la descrizione del tuo viaggio cosi' accurata....me lo sono letto con vero piacere...te l'avevamo detto che sarebbe stata un'esperienza fantastica!!!!... Kenya - Il mio diario di viaggio.... Lol
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Mar 16 Mar 2010, 19:51
bella descrizione Katia...sono contenta che sei stata bene...e x quanto riguarda l'organizzazione di Ombretta e Hadir,nn avevo dubbi...sono in gamba...!!! Ciaooooo!!!
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Mar 16 Mar 2010, 20:04
Asante sana a tutti, rafiki!!!
jannis
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Mar 16 Mar 2010, 20:24
Jambo Katia
"sfrutto" la tua esperienza del treno Nairobi/Mombasa, Le Cuccette hanno la toilette al interno o e comune?
Asante!
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Mar 16 Mar 2010, 20:29
Jambo Iannis... Le cuccette hanno un lavabo in ogni cabina, il bagno è in comune, due per ogni vagone... non è il massimo, ma per una notte ci si può adattare!!!! Credimi, è una notte che vola!!!!! Anche mia suocera, che di esperienze di viaggio ne ha meno dei miei genitori, che sono campeggiatori, avrebbe voluto ripetere l'esperienza del treno anche al ritorno!!!
jannis
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Mar 16 Mar 2010, 20:46
Asante Katia
Ho, purtroppo la mia compagna che ha bisogno del bagno almeno una volta la notte..... la vedo dura!
Pensavamo quest'estate di fare un safari a Nakuru/Samburu, con ritorno Nairobi/Malindi, via Mombasa, con treno e "taxi". Penso che prenderemo l'aereo anche per il ritorno.
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