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Kenya Google scandalo in Kenya

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Kenya  Google scandalo in Kenya Empty Kenya Google scandalo in Kenya

Sab 14 Gen 2012, 13:50
Google, scandalo in Kenya
Google ha sottratto clienti ad un concorrente in Kenya agendo sul database e spacciando partnership mai avvenute: Google si scusa e cerca i responsabili.


Un grave scandalo colpisce la divisione kenyana di Google: secondo le accuse di un gruppo locale (con tanto di sincera ammissione di colpa da parte dell’azienda di Mountain View), da mesi sarebbero in atto azioni sleali per far propria la clientela della concorrenza.
I dettagli su quanto avvenuto rendono il tutto ancor più clamoroso, poiché ben poco “Google” e molto “evil”.

Al centro della vicenda v’è la Mocality, azienda che tenta di organizzare le aziende locali per dar loro visibilità online all’interno di un’economia notoriamente povera e fragile.
L’opera del gruppo è interamente focalizzata sul database delle aziende che si riesce a portare all’interno della directory: maggiore è il loro numero, maggiore è l’importanza del sito e maggiore è di conseguenza la possibile visibilità restituita.
Tuttavia in questo quadro si inserisce ad un certo punto una variabile non prevista.
Il tutto sembra avere inizio nel mese di ottobre.

Con tanto di dettagli, la Mocality ha dimostrato come negli ultimi mesi del 2011 sia andato aumentando il traffico sul proprio sito.
L’aumento è stato però concentrato su pagine specifiche, ossia quelle dei contatti con le singole aziende del database.
Il tutto, secondo l’analisi portata avanti, è avvenuto non tramite un bot, ma piuttosto tramite l’azione umana di persone che cercavano specificatamente dati mirati.


Contemporaneamente, la Mocality ha iniziato a ricevere strane telefonate da parte dei propri clienti, telefonate che sembravano descrivere una situazione confusa: i clienti chiedevano informazioni su servizi mai forniti e la ripetitività dell’evento ha dato origine al sospetto ed alle indagini.
A seguito di ricerche a campione (testimoniate sul blog del gruppo) la Mocality è infine risalita al progetto Getting Kenyan Businesses Online (GKBO) con cui Google si propone di contribuire alla creazione di siti Web per le piccole e medie aziende locali.
I responsabili del progetto, in pratica, avrebbero cercato i contatti delle aziende direttamente sulla directory Mocality ed avrebbero contattato una ad una le aziende spacciando una partnership Google/Mocality mai esistita (addirittura sostenendo la proprietà di Google su Mocality).
Così facendo tentavano di far propri i clienti altrui e tra ottobre e gennaio già il 30% del totale delle aziende nel database erano state contattate.

Lo sconcerto della Mocality e la profondità delle argomentazioni non ha lasciato scampo a Google, da cui giunge una immediata e totale ammissione di colpa:

Ci siamo già scusati senza riserve con la Mocality.
Stiamo ancora investigando su cosa sia esattamente avvenuto ed appena avremo il quadro completo intraprenderemo le necessarie azioni con le persone coinvolte.

Google, insomma, sarebbe del tutto estranea a quanto accaduto, ma non lo sarebbero alcuni dipendenti che potrebbero aver agito di propria iniziativa pur di imporre il progetto GKBO nel paese africano.
Il tutto avviene però nella settimana di Google Search plus Your World e nei giorni delle denunce alla FTC: l’immagine del gruppo di Mountain View ne esce inesorabilmente incrinata e serviranno azioni radicali per invertire la pericolosa rotta intrapresa.


Fonte: WEB NEWS
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Kenya  Google scandalo in Kenya Empty Re: Kenya Google scandalo in Kenya

Lun 16 Gen 2012, 17:52
Google, scuse in Kenya
L'imbarazzante caso dei Googler trovati con le mani dei database di un'azienda locale si conclude con le scuse di Mountain View.
Che deve ancora capire come sia potuto succedere

Roma - Google ha chiesto scusa all'azienda del Kenya che l'accusava di aver indebitamente sfruttato i suoi database per raggranellare utenti per un altro suo servizio.

L'azienda locale Mocality ha accusato Google di aver indebitamente sfruttato il suo database di clienti (una sorta di pagine gialle unificate del paese che altrimenti ne è privo) per diffondere un suo servizio di sviluppo siti Internet per aziende: ad avallare le sue accuse la startup portava alcuni indirizzi IP collegati a sedi Google e coinvolti negli accessi ai suoi server e alcune telefonate registrate in cui uomini che si dicevano di Google spiegavano ai potenziali clienti di essere partner Mocality.

Ora Google è intervenuta con le sue scuse e facendo intendere che si tratta di comportamenti da essa non autorizzati: "Siamo mortificati di apprendere che un team di persone che sta lavorando ad un progetto di Google abbia impropriamente utilizzato dati Mocality e millantato con essa relazioni per incoraggiare clienti a creare con noi nuovi siti Internet".

Mountain View, d'altra parte, sta ancora investigando per comprendere cosa sia successo di preciso.

Fonte: Punto Informatico lunedì 16 gennaio 2012
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Kenya  Google scandalo in Kenya Empty Re: Kenya Google scandalo in Kenya

Mer 01 Feb 2012, 14:05
Kenya, Google provvede per Mocality

L'affaire keniota miete le prime vittime: uno dei responsabili della filiale locale di BigG non fa più parte del team di Mountain View



Roma - Secondo indiscrezioni, Google avrebbe allontanato il proprio country manager responsabile per il Kenya, Olga Arara-Kimani, in seguito al caso sollevato dall'azienda locale Mocality.

Questa aveva portato le prove di accessi non autorizzati ai suoi database proveniente da indirizzi IP collegati a Moutain View.
Il Googler Nelson Matton, in un comunicato, ha espresso il rammarico di Mountain View per quanto avvenuto e dichiarato che "in seguito alla conclusione delle indagini condotte per le pesanti accuse sull'uso dei dati di Mocality in Kenya abbiamo condotto le azioni necessarie nei confronti delle persone coinvolte e modificato la nostra organizzazione in modo tale da assicurarsi che ciò non si ripeta".

Secondo quanto riportano le fonti locali, Arara-Kimani dichiara di aver rassegnato le dimissioni in seguito alla gravità dei fatti compiuti sotto la sua leadership

Fonte: Punto Informatico - 31 Gennaio 2012
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