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Kenya le aree di conflitto di Isiolo

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jannis
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Kenya le aree di conflitto di Isiolo  Empty Kenya le aree di conflitto di Isiolo

Sab 05 Mag 2012, 19:16
Negli ultimi 5 mesi la Contea di Isiolo ha vissuto episodi spiacevoli. Pur essendo un’area predisposta alle calamità naturali, attualmente sembra essersi trasformata più in un’area vittima di disastri causati dall’uomo. Secondo l’opinione di molti, il problema attuale sarebbe stato completamente creato per rispondere a qualche gruppo di interesse personale o particolare. Il recente conflitto tra i Borana alla ricerca di pascoli ed i Turkana, ha infatti lasciato molte persone allibite. Gli scontri hanno causato circa 30 morti e molti sfollati. I risultati di interventi di sviluppo faticosamente raggiunti sembra siano stati quasi completamente annullati in quanto molte proprietà sono andate letteralmente in cenere e molte persone appartenenti alle fasce di età maggiormente produttiva sono state mutilate e rese invalide.
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Scoraggiante è il fatto che alla controversia non è stata data alcuna attenzione. Recentemente, un consigliere di circoscrizione è stato arrestato accusato di incitamento. Sembra ci sia un piano ben preciso per ignorare le sofferenze delle vittime.
Le ragioni del conflitto essenzialmente sono legate al fatto che le terre della disputa sono terre di cui nessuno può rivendicare la proprietà. I Borana difendono la loro invasione nelle terre dei Turkana citando la costituzione che afferma che ognuno ha il diritto di vivere ovunque in Kenya; ma allo stesso tempo essi sembrano deliberatamente ignorare la clausola che difende la libertà e il diritto contro l'invasione, lo sfratto forzato e il diritto alla proprietà. I Borana accusano i Turkana di costruire le loro case e di praticare l’agricoltura in maniera tale da impedire l’acceso ai pascoli dei cammelli Borana. Dall’altra parte, permettendo la presenza di migliaia di cammelli in un piccolo villaggio quale Shambani, si impedisce virtualmente la presenza di altri esseri viventi.
Ci si domanda quindi - come si domanda anche l’intera comunità Turkana - quale sia il motivo per il quale i Borana continuino a voler mantenere così tanti animali se vi è scarsità di pascoli? Perché i Borana si sono spostati a Camp Garba in questo momento dell'anno? Se sono arrivati fin qui solo in cerca di cibo per i loro animali, perché uccidere la gente e bruciare le case? La distruzione della chiesa e della scuola fa sorgere domande molto gravi; è uno scontro tribale o un conflitto religioso, è una lotta per il controllo delle risorse o una lotta per il dominio su un territorio tribale (chiefdom), è baruffa per il potere o per il predominio economico, è una disputa per decidere quale sia la comunità autoctona e chi il nuovo arrivato? È un modo per preparare chi governerà la città di Isiolo? Chi è responsabile e chi può impedire tutto ciò? I leader locali e in particolare i parlamentari dell’area sono stati completamente assenti dalla zona. Troppo poco è stato fatto per trovare una soluzione. Ora è il tempo di cercare una giustizia equa. Un ulteriore ritardo porterà solo ad un inasprirsi del conflitto.
Si è cercato di spiegare tale situazione dicendo che "è nella cultura del popolo Borana avere molti animali ". Ma è parte della loro cultura anche l’essere ostili e violenti? I loro vicini di casa hanno anche loro la loro cultura. Ora è il momento di sviluppare una nuova cultura della convivenza. Bisogna che gli anziani Borana riconoscano la legge dello Stato e siano convinti a riconoscere che la loro cultura non è isolata dalle altre e che non possono pretendere di avere un loro paradiso senza preoccuparsi degli altri. Cultura e tradizione non possono essere usate per giustificare o spiegare un conflitto che ha provocato migliaia di vittime e distrutto proprietà. Approvare tale cultura e tradizione è solo un pretesto zoppicante che non supera il test di credibilità.
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Ieri abbiamo visitato la Missione Cattolica di Camp Garba, che ospita oltre 600 persone che vivono all’aperto in condizioni molto precarie. Ho visitato i villaggi di Kiwanja, Eremet e Shambani, da dove molti sono fuggiti. Anche I villaggi di Bulagadud e LMD erano vuoti in quanto molta gente era scappata per ragioni di sicurezza. Sono rimasto rattristato da quello che abbiamo visto. I missionari cattolici, P. Tallone e P. Wambua hanno aperto le porte della missione a donne, uomini e bambini. Fr. Wambua ci ha guidato attraverso il compound, fra polverosi e sgualciti materassi, coperte e lenzuola usurate e ogni sorta di vettovaglie sparse dappertutto. I materassi stessi delimitano lo spazio all’interno del quale queste persone vivono adesso. Gli spazi cementati all’interno della missione e della scuola non sono sufficienti e molte persone sono costrette ad accamparsi lungo il recinto e sotto gli alberi. Dal momento che le lezioni scolastiche sono ancora in corso, gli sfollati devono lasciare il posto nel quale dormono entro le 7.00 e non vi possono ritornare prima delle 17:00 quando la giornata scolastica è finita.
Questo è il momento più doloroso di cui sono stato testimone. Mi sono fermato vicino al posto di polizia e a circa 200 metri ho visto bambini piccoli, donne con i bambini sulla schiena, e uomini caricare i loro oggetti racchiusi in sacchi di plastica per venire alla missione per la notte. Ancora più doloroso è vederli correre a prendere l'acqua o a raccogliere erba e legna da ardere per cucinare qualcosa che molto probabilmente è solo granaglie. Le zanzare imperversano e i bambini si grattano in continuazione e piangono a causa delle irritazioni lasciate sulla loro pelle. Le grida dei bambini si alternano per tutta la giornata all’interno del compound. Durante la nostra visita abbiamo toccato con mano la paura della gente raggruppata attorno a piccoli falò sparsi nel compound della missione. "Hawa wote ni waturu (Turkana). Tulichomewa mahome zetu na waboraana" - “Tutti questi sono Turkana. Le nostre case sono state date alle fiamme dai Borana”, ci dice un ragazzo.
Osservo la boscaglia circostante e posso immaginare quanti serpenti, scorpioni e altre creature striscianti si annidino qui intorno. Un pensiero mi assale all’improvviso. Questo luogo è diventato una latrina. È un incubo camminare qui perché ovunque si possono calpestare escrementi o sorprendere un adulto mentre fa i suoi bisogni. Si cucina all’aperto. Coloro che hanno malati, anziani o bambini piccoli nella loro famiglia, stanno sopportando una doppia tragedia. Pentole e attrezzi da cucina scarseggiano e vi è anche il pericolo di incidenti. Mi preoccupa il fatto che se il vento dovesse soffiare improvvisamente, l'erba attorno al fuoco potrebbe causare un incendio e uccidere i bambini che dormono lì, incenerendoli per non essere mai scoperti o recuperati. Con la coda dell’occhio vedo bambini e mamme che ci seguono nella speranza di ricevere qualcosa. Ho passato l’intera notte insonne a causa delle scene che ho visto durante il giorno e che continuavano ad assillare la mia mente. Vi è una minaccia imminente. Fuggire per salvarsi la vita, le loro vite sono ancora in pericolo.
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Gruppi di persone escono dal recinto della chiesa per fare spazio alla scuola che sta per iniziare. Molti di loro dovrebbero essere a scuola, ma le loro scuole sono lontane. "La nostra scuola non è qui, è da quella parte - mi dice una ragazza di terza elementare di Shambani indicando la direzione - siamo scappati quando abbiamo visto arrivare i cammelli e i loro proprietari che ci sparavano". È straziante vedere intere famiglie lasciare il recinto del compound e riunirsi in gruppi senza aver niente da fare. Il loro villaggio è dall'altra parte, ma non si può osare il ritorno. Passano tutto il giorno nella stessa routine in attesa di qualche speranza. Sono da soli, nessuno viene a parlare con loro, tranne i missionari cattolici. La polizia - che dovrebbe venire a dire loro quando possono tornare ai loro villaggi - tace. Un altro gruppo si è addirittura accampato presso la stazione di polizia di Isiolo, quasi come per attirare l'attenzione sulla loro situazione. Ma qui non sono graditi. "Questa è casa mia e non posso permettere ad estranei di stare qui. Io non conosco queste persone" mi ha detto il comandante della Polizia quando gli ho chiesto perché voleva cacciare la gente dall'unico luogo sicuro che avessero.
La stazione di polizia ospita altre 450 persone. Si tratta perlopiù di un fastidio per i poliziotti: “Se dovesse succedere qualcosa, chi ne sarebbe responsabile?“, si lamenta un poliziotto. Uno degli anziani risponde immediatamente con grande amarezza "Meglio morire qui dove almeno la nostra morte verrebbe segnalata e forse si cercherebbe anche un responsabile, piuttosto che essere bruciati nei nostri villaggi dai tuoi amici". Scopro che la polizia ha organizzato due camion per riportare la gente ai villaggi da dove erano stati scacciati. C’è un grande disordine. La Polizia dice che la stazione della polizia non è più un luogo sicuro. Ma la gente non vuole tornare indietro nel timore di un possibile attacco e nell’angoscia di venire completamente dimenticati: non hanno più nulla, tutti i loro beni sono stati bruciati o distrutti dagli invasori Borana. Cerco di convincere il Comandante della Polizia ad una trattativa e raggiungiamo l’accordo che gli uomini, scortati da un contingente di poliziotti, andranno prima ad esaminare la situazione. Decido di andare con loro in segno di solidarietà.
I CAMMELLI DI ISIOLO CHE SPARANO E INCENDIANO
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Il cielo sembra essersi scatenato. Il villaggio è tutto cenere. Nessuna casa è ancora in piedi. Non appena abbiamo raggiunto il primo villaggio, la gente è accorsa attorno al nostro veicolo gridando "Guarda, questa era la mia casa, guarda questa era la mia cucina. Oh! Qui, qui hanno preso mio fratello, qui l'hanno ammazzato". Ognuno cerca di mostrare i confini della propria casa che ora non c'è più. La Polizia assiste. Si vedono resti di quaderni, oggetti metallici e di acciaio che il fuoco non è riuscito ad incenerire completamente. Le lacrime, i monologhi ed i lamenti sono così dolorosi. I giornalisti – che inizialmente si tenevano ad una certa distanza – si cominciano ad avvicinare. Un giovane ufficiale di polizia si asciuga le lacrime e scuote la testa con forza: e questo mi ferisce ancora di più. Dove prima c’erano abitazioni ora restano solo mattoni, lamiere e suppellettili carbonizzati. Prima di venir bruciate molte case sono state distrutte e mobilio ed oggetti dispersi all'esterno.
La Chiesa cattolica non è stata bruciata, ma è stata gravemente profanata. Porte e finestre distrutte, vetri in frantumi. Il tabernacolo dell'altare ridotto in pezzi. Non riesco ancora a capire il motivo della distruzione e deturpazione della statua di Maria. Il manifesto con l'immagine di Papa Benedetto XVI è stato trafitto. Tutta la chiesa era in disordine. I rosari sono stati tagliati in pezzi. Un uomo riconosce il rosario che apparteneva a sua madre. L'ho benedetto e lui lo ha riportato a sua madre. Nella scuola, una confusione totale. L'arredamento è stato danneggiato, fatto a pezzi o sparpagliato. L'ufficio del Preside era completamente sottosopra: scrivanie e scaffali distrutti, libri, quaderni, gessi e altro materiale sparpagliato per terra. Un simile scenario lo troviamo anche nella stanza degli insegnanti. Cominciamo noi stessi a raccogliere un po’ di cose: sedie, libri, e altri oggetti gettati fuori dalla scuola, dalla chiesa o dalle case e abbandonate nella foresta.
Non avevo mai visto così tanti cammelli nello stesso posto tutti assieme. Erano oltre 20.000 ed altrettanti, il giorno precedente, sono stati respinti oltre le montagne dagli uomini della polizia. Gli uomini nel vedere i cammelli si sono agitati ed arrabbiati. L'anziano del villaggio ci racconta come è cominciato tutto: "Abbiamo visto tantissimi cammelli, e mentre ci chiedevamo quanti fossero, sono cominciati gli spari e le nostre case hanno cominciato a bruciare". "Si vedevano solo cammelli, dei loro proprietari nessuna traccia. Quando abbiamo raccontato l’accaduto alla Polizia, i poliziotti ci hanno deriso: ‘come possono dei cammelli sparare o bruciare case?’". Si è scatenata una accesa discussione fra i poliziotti e gli anziani. La situazione stava diventando fuori controllo; ho invitato il Comandante della Polizia e la sua squadra ad un incontro con gli anziani e con alcuni gruppi di pastori (Borana) li vicini. Gli ufficiali e gli anziani Turkana hanno accettato subito, ma convincere i Borana non era facile. Dopo un ora di inutili trattative il Comandante delle Polizia ha dichiarato; "Non potete tornare al cortile della stazione di polizia; o restate qui oppure vi porterò allo stadio (in prigione? NdT?)" Roma locuta causa finita. Fine dei giochi. A questo punto gli agenti di polizia si sono rimessi dentro i loro veicoli e se ne sono andati via a tutta velocità alzando un gran polverone. Li abbiamo visti semplicemente scomparire, abbandonandoci.
Siamo rimasti li, da soli, in mezzo ai cammelli "che sparano e bruciano case" nel bel mezzo di quello che è stato il campo di battaglia. Ho riunito il gruppo per pregare. Alla fine della preghiera la paura era sul viso di tutti. Come potremo uscire di qui? Siamo al sicuro qui? "Hapa kuna njama, wametudanganya tuingie kwa Magari yao na na sasa wametuleta hapa kutuachia adui. Hatuna silaha kama wao, Tena tuko wachache. Hata ka nikubaki, hatuna chakula. Kwanini wanatufanyia hivi" - “Questo è un inganno, ci hanno convinti a salire sulle loro auto e ci hanno portato fin qui lasciandoci nelle mani dei nostri nemici. Non abbiamo armi come loro, siamo solo in pochi, non abbiamo cibo, perché ci hanno fatto questo?“ – si lamenta un uomo.
Due ore più tardi, due camion governativi hanno riportato indietro anche le donne e i bambini e sono andati via. Ci è stato detto che avremmo avuto tende, cibo, acqua, ma non abbiamo visto nulla. La gente è rimasta al buio, la notte era insolitamente fredda e buia, quasi a celebrare la sfortuna. Gli uomini si sono organizzati per rimanere svegli a guardia delle loro famiglie fino al giorno seguente. Tutto sembrava senza speranza. Sembravano un popolo senza futuro con gli occhi spalancati dalla disperazione. Alcune madri completamente affrante dicevano: "Kwanini wasitumalize badala ya kutuangaisha hivi. Hata hawa Askari siwana buduki, siwatuue, waenda wakapumzike?", “Perché non ci uccidono subito invece di lasciarci qui?. Le armi le hanno i poliziotti, perché non ci uccidono e se ne vanno a riposare?”. Ero turbato e deluso. Dove sta lo Stato di diritto? Dove sono i custodi della legge? Chi sono i leader di Isiolo, chi dovrebbe intervenire per ridare speranza a questi sfollati? Dov'è la coscienza degli ufficiali del governo?

Articolo di P. Nicholas Makau, IMC
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Dom 06 Mag 2012, 12:17
io ho un mio amico medico che lavore nell'ospedale di Isiolo e dice che le sparatorie sono all'ordine del giorno
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Mer 09 Mag 2012, 22:05
“La situazione nei campi profughi è drammatica, gli aiuti governativi alquanto insufficienti, tutti hanno paura di recarsi nella zona, manca quindi l’essenziale, soprattutto l’acqua, aumentando il rischio di epidemie e morte soprattutto tra i più indifesi, i bambini”. E’ l’appello che il Superiore generale dei Missionari della Consolata, padre Stefano Camerlengo, ha fatto pervenire all’agenzia Fides, descrivendo la situazione in cui si trovano i missionari della Consolata che operano nella parrocchia di Camp Garba, nella diocesi di Isiolo (Kenya). Spesso le tribù di nomadi del Nord del Kenya si scontrano, a volte anche in modo violento, per il possesso del bestiame e per assicurarsi il diritto al pascolo – racconta il Superiore generale -, ma recentemente, interessi di politici locali, hanno trasformato la convivenza tradizionale delle varie tribù, in sopraffazione e violenza, per togliere le terre ai popoli nomadi con la prospettiva di arricchirsi in accordo con potenze economiche internazionali. La Commissione Giustizia e Pace della Regione Kenya, in un suo recente rapporto, ha documentato come dall’ ottobre 2011 a oggi, in tre diversi occasioni, i Borana hanno attaccato insediamenti Turkana, uccidendo 20 persone, distruggendo 150 case, bruciando i raccolti e disperdendo le loro mandrie di cammelli. “I sopravvissuti hanno trovato rifugio nelle scuole, nelle chiese e nelle cappelle della missione, e in campi profughi allestiti nel territorio della parrocchia – prosegue padre Camerlengo -. Altri ancora sono fuggiti nei vicini centri abitati, ritenuti più sicuri. La stima approssimativa delle persone assistite nel territorio della parrocchia è di circa 3.300 persone. Mi auguro che al più presto si possano far sedere allo stesso tavolo i capi delle parti in conflitto, per raggiungere un accordo di pace, di riconciliazione e di perdono, e si riprenda così al più presto la convivenza pacifica, nel pieno rispetto dei diritti di tutti" (da Radio Vaticana)

Fonte:
www.malindikenya.net
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Kenya le aree di conflitto di Isiolo  Empty Kenya Scontri tribali, otto persone uccise e 4 feriti

Sab 09 Giu 2012, 12:13
NAIROBI 08/06/2012

Almeno otto persone sono state uccise e quattro sono rimaste ferite nel corso di scontri tra allevatori e agricoltori appartenenti a tribù rivali che vivono nell'area di Kinna, al confine tra i distretti di Igembe e Isiolo, a nord del Kenya.

Secondo quanto riferiscono i media locali, la disputa era in corso da qualche giorno, dopo che giovedì scorso un altro uomo, custode di un bestiame, era stato ucciso da esponenti di un clan rivale al suo.

Un amministratore regionale della zona ha riferito che oggi si è consumata la vendetta con l'uccisione di sette persone e il ferimento di altre quattro che sono riuscite a scampare all'imboscata, riportando ferite di arma da fuoco su varie parti del corpo.

L'area dove sono avvenuti gli scontri già in passato è stata spesso teatro di dispute tra clan per il controllo delle scarse risorse disponibili, come pascoli e acqua.
Fonti locali riferiscono che dallo scorso mese di gennaio sono state uccise almeno 21 persone.

Fonte: Ticinonline







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