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Kenya Kuki Gallmann più dura dell'avorio

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rinuzza
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Kenya   Kuki Gallmann più dura dell'avorio Empty Kenya Kuki Gallmann più dura dell'avorio

Sab 29 Set 2012, 19:16
Kuki, la sua vita per gli elefanti
Una signora più dura dell'avorio
A Verona per ricevere il Premio Masi, dedicato a cittadini veneti che si sono distinti con le loro storie, Gallmann continua a combattere contro il contrabbando delle zanne: "L'allarme va diffuso. In Italia è un problema di cui si sa poco. Il governo firmi il trattato per impedirlo al convegno in Thailandia nel 2013"

ROMA - In Italia non ci torna quasi mai. Sono quarant'anni che Kuki Gallmann vive in Kenya e che dall'Africa lotta per il mondo. Perché la sua battaglia per salvare gli elefanti dall'estinzione, non resti un problema solo di una parte del pianeta. "Se una specie scompare ne siamo tutti influenzati" ha spiegato la signora degli elefanti. Raggiunta al telefono nella sua Regione d'origine dove è arrivata per ritirare il Premio Masi, nato nel 1981 e che il 29 settembre celebra a Verona i cittadini veneti che si sono distinti per le loro storie di ordinaria eccellenza. Come il direttore d'orchestra Andrea Battistoni, il direttore del centro di ricerche storiche di Rovigno, Giovanni Radossi, e il giornalista Gian Antonio Stella.
"Resto poco, devo tornare in Kenya, devo tornare in fretta", ha detto. La sua è una storia che non ha tempo da perdere. Parla con voce decisa, velocissima, con l'accento italiano distorto dalle diverse lingue con le quali ha parlato negli anni. "Il mondo deve sapere cosa vuol dire salvare gli elefanti e comincia a farlo. Tranne l'Italia, qui sembra che nessuno si renda conto della gravità della situazione. Il commercio di avorio sta portando all'estinzione di una specie, il compito di tutti è dare eco a un allarme che non va sottovalutato". E' spazientita. Kuki Gallmann trasmette una forza più preziosa dell'avorio di cui vuole fermare il commercio.
"E' un allarme vecchio il mio, eppure va rinnovato con più forza. Questo deve
farlo la stampa, come ha fatto il National Geographic 1. Io devo tornare a difendere gli esemplari di elefanti che ancora camminano nella mia riserva. Lottiamo 24 ore su 24 per impedire ai bracconieri di ucciderli, di prendere le zanne, di guadagnare per vivere", ha continuato la scrittrice, autrice tra vari romanzi, anche di Sognavo l'Africa (ed Mondadori, 1993). Kuki Gallmann vive insieme alla figlia Sveva, produttrice, a Ol ari Nyiro, che significa il posto della primavera. Gestito dalla Gallmann's Memorial Foundation 2, è un ranch di 100mila acri nella regione di Laikipia nella parte nord del Kenya. Ci passeggiano elefanti e rinoceronti neri. "Il mio Kenya è verde", ha spiegato. Una foresta protetta, e da proteggere.

"L'Africa è povera. I governi sono corrotti, l'avorio è un guadagno sicuro. Alcuni degli ultimi elefanti con grandi zanne vivono nello Tsavo, in Kenya. Al mercato nero locale, una sola zanna di questa grandezza vale circa 5mila euro, 10 anni di paga per un operaio keniano non qualificato. Cina e Giappone continuano a importarlo e pagano bene. Il meccanismo è incastrato. Ma è una battaglia che va fatta", ha aggiunto Kuki con parole concise, come se il tempo passato a parlarne possa toglierne a qualche altro animale in pericolo di vita. Sembra avere la testa in due zone diverse. Una parte resta vigile nella sua terra d'adozione, l'Africa. Il tono è quello di chi non sta diffondendo solo un messaggio ambientalista. Ma politico e economico.

Vive in una riserva dove è occupata a cacciare bracconieri anche a costo di essere ferita 5 o di veder feriti quelli che lavorano con lei. Chi non può coprirle le spalle, e resta lontano dal caldo di un Kenya ora in parte sotto le pioggie, almeno sia determinato nel passare parola. Diffonda l'allarme. "Aiuti", ha chiesto.
"Ci sono documentari, articoli, soprattutto negli Stati Uniti è un tema sentito. Quello che bisogna tentare in Italia è fare in modo che il governo firmi il trattato contro il contrabbando dell'avorio durante il prossimo convegno in Thailandia nel 2013. Io sarò lì. A breve termine spero che il parlamento keniota passi una legge che aumenti le pene per i cacciatori. Perché ora non sono sufficienti. Sarebbe un deterrente. A lungo termine bisogna cercare di ammazzare il mercato. Di stigmatizzarlo, scoperchiarlo, di togliere qualsiasi incentivo", ha continuato Gallmann. Spiegando veloce dati "che bisognerebbe conoscere", ha rimproverato.
Gli elefanti africani vengono massacrati in quasi tutto il continente africano. Uccisi per le zanne, nonostante il bando in vigore dal 1989 sul commercio internazionale dell'avorio. In quell'anno George H.W. Bush ne vietò unilateralmente l'importazione, il Kenya bruciò le sue 12 tonnellate di scorte e la Cites, organizzazione che vigila sul divieto, proclamò il suo bando internazionale, entrato in vigore l'anno dopo. Lo sottoscrissero 176 paesi, ma non il Vaticano. Mentre Zimbabwe, Botswana, Namibia, Zambia e Malawi avanzarono riserve. Nel 2008 il segretariato della Cites ha autorizzato la Cina ad acquistare avorio, con il benestare di Traffic e del Wwf e l'accordo degli Stati membri. Nell'autunno successivo Botswana, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe hanno venduto all'asta più di 104 tonnellate d'avorio ai mercanti cinesi e giapponesi.
Numeri e date che la signora degli elefanti riassume con severità. Nel 2011 i bracconieri hanno ucciso almeno 25mila elefanti africani. Ma la cifra effettiva potrebbe essere persino doppia, oggi il fenomeno ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 10 anni. Gli episodi più gravi si sono verificati nell'Africa centrale. "Tutto fa pensare che in Cina l'industria dell'avorio sia destinata a crescere. E' la Cina il problema principale. Ma ora attori, atleti e personaggi pubblici sono venuti in Kenya a lanciare messaggi per scoraggiare il contrabbando", ha spiegato Kuki Gallmann. In Cina il governo ha autorizzato l'apertura di almeno 35 fabbriche e 130 rivendite d'avorio, e finanzia corsi universitari per intagliatori, per esempio alla Beijing University of Technology.
Come l'inchiesta del National Geographic 7 evidenzia nel numero in uscita il 29 settembre firmata dal giornalista investigativo Brian Christy, l'avorio è usato soprattutto per raffigurare immagini sacre. E' il sentimento religioso, i suoi oggetti, a spingere il traffico illegale. Non solo palle da biliardo, tasti del pianoforte, manici delle spazzole. Collaborano a questa strage di animali rappresentanti della chiesa cattolica nelle Filippine, ma anche monaci e fedeli buddhisti in Thailandia, oltre che in Cina. Sull'isola di Cebu, nelle Filippine, il legame tra avorio e religione è così stretto che la parola garing, 'avorio', significa anche 'statua sacra'. La battaglia di Kuki Gallmann ha avversari potenti. Lei non ha paura. Ma fretta.
(28 SETTEMBRE 2012) LA REPUBBLICA
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Kenya   Kuki Gallmann più dura dell'avorio Empty Re: Kenya Kuki Gallmann più dura dell'avorio

Sab 29 Set 2012, 20:51
Ho "conosciuto" Kuki leggendo i suoi libri... una donna fantastica! Nonostante il crudele destino che la vita gli ha riservato non ha mai abbandonato la sua amata Africa e lotta per preservarla in tutta la sua bellezza... BRAVA!
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Dom 30 Set 2012, 11:04
Una Donna con la "D" maiuscola…!!! e' solo da ammirare..!!!
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Kenya   Kuki Gallmann più dura dell'avorio Empty Re: Kenya Kuki Gallmann più dura dell'avorio

Lun 01 Ott 2012, 12:47
sicuramente se tutti quanti ci mobilitiamo per diffondere queste informazioni è già un successo . fate copia incolla anche sul vostro fb . grazie .

certamente che il fatto che il vaticano non abbia ratificato la sua " estraneità" all'uso dell'avorio lascia molto da pensare .

sembra che la religione e le credenze popolari la facciano da padrone in questo caso .

oppure è solo un fatto di grande ignoranza accompagnato dal disinteresse di molti che potrebbero fare la differenza .
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Kenya   Kuki Gallmann più dura dell'avorio Empty Kenya - ancora sull'avorio

Mar 02 Ott 2012, 00:53
Un'inchiesta esclusiva nel numero di ottobre di National Geographic Italia, in edicola il 29 settembre, getta luce sui legami fra il massacro di migliaia di elefanti africani e la domanda di avorio destinato al mercato di oggetti religiosi. Il giornalista investigativo Brian Christy svela la complicità - attiva o inconsapevole - nel traffico illegale di avorio da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica nelle Filippine, e di monaci e fedeli buddhisti in Thailandia e in Cina.

Il Vaticano ha firmato accordi internazionali che riguardano il traffico di droga, il terrorismo e il crimine organizzato, ma non ha sottoscritto la messa al bando globale dell'avorio prevista dalla CITES, l'organizzazione che presiede all'accordo per il commercio internazionale della fauna selvatica.

Dall'articolo di Brian Christy sul numero di National Geographic Italia di ottobre 2012, :
In Camerun, nel gennaio del 2012, un centinaio di uomini a cavallo provenienti dal Ciad ha fatto irruzione nel Parco nazionale di Bouba Ndjida e ha ucciso centinaia di elefanti.

È stata una delle stragi più efferate da quando, nel 1989, è entrato in vigore il trattato internazionale che vieta il commercio dell’avorio. Armati di kalashnikov e lanciarazzi, i bracconieri hanno sterminato intere famiglie di elefanti con precisione militare. Poi alcuni di loro si sono fermati per la preghiera ad Allah. Vista dal basso, ogni carcassa di elefante è un monumento all’avidità umana. I dati sulla caccia di frodo e sui sequestri di avorio indicano che negli ultimi anni la situazione è molto peggiorata. Anche a osservarli dall’alto, quei corpi sparsi qua e là compongono una scena insensata nella sua crudeltà: si capisce che alcuni animali stavano fuggendo, che le madri hanno tentato di proteggere i loro piccoli e che in un punto è stato abbattuto un branco di 50 animali. Sono gli ultimi, in ordine di tempo, delle decine di migliaia di elefanti uccisi ogni anno in tutta l’Africa.

alcuni degli ultimi elefanti con grandi zanne vivono nello Tsavo, in Kenya. Al mercato nero locale, una sola zanna di questa grandezza vale circa 5.000 euro, 10 anni di paga per un operaio keniano non qualificato

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L'articolo del NG va ancora più a fondo, compratelo!!!! e diffondete!!! Le immagini sono crude ma rendono fino in fondo la strage che gli uomini perpetuano ogni giorno a danno dei colossi africani e con gli animali muoiono anche gli uomini che si ergono a loro difesa!!! Cosa ci sia di bello in un oggetto religioso eseguito con la morte di un fiero animale qualcuno me lo deve spiegare....qualcuno dei signori del servizio in questione alla domanda cosa pensasse della morte dell'elefante o rinoceronte ha risposto: io non penso all'animale, io penso a Dio.
Mi pare che in questa risposta ci stia tutta le suggestione dell'apparato religioso e a me - con una morale ed un'etica che mette al centro l'uomo ed i suoi valori - la religione pare ancora "l'oppio dei popoli".
R.
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Mar 02 Ott 2012, 11:54
Certo che l'affermazione dall'articolo di Repubblica
rinuzza ha scritto:
Come l'inchiesta del National Geographic 7 evidenzia nel numero in uscita il 29 settembre firmata dal giornalista investigativo Brian Christy, l'avorio è usato soprattutto per raffigurare immagini sacre. E' il sentimento religioso, i suoi oggetti, a spingere il traffico illegale.
è un po troppo sintetica, poco corrispondente a quello che Brian Christy scisse nel sua inchiesta [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] ha forse tratto in inganno Pier
piergiorgio ha scritto:
certamente che il fatto che il vaticano non abbia ratificato la sua " estraneità" all'uso dell'avorio lascia molto da pensare.

sembra che la religione e le credenze popolari la facciano da padrone in questo caso.

E' vero che Vaticano non ha sottoscritto la convenzione CITES 1989 che bandisce il commercio d'avorio, ma sostenere che le zanne di 40-45.000 elefanti uscissi l'anno scorso o più di 600.000 esemplari sterminati dagli anni ’80 (qualcuno stima il numero a 1.000.0000!!), siano finite alle Filippine o altrove per far amuleti o immagini sacre della Cristianità, coinvolgendo come prova la figura controversa del prete Cristobal Garcia, o associare sequestri d'avorio alle stesse isole quando è ampiamente dimostrato che i porti del sudest asiatico sono le porte della Cina,(dove ci sono almeno 35 fabbriche autorizzate per la scolpitura d’avorio e più di 130 outlet per la vendita al dettaglio, sponsorizzando perfino l’arte della scolpitura d’avorio alle scuole e università, vedi Beijing University of Technology), addossando implicitamente la responsabilità alla chiesa Cattolica è insensato e irragionevole.
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