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kenya Lolosoli..la donna che ha sfidato la legge del kenya

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kenya  Lolosoli..la donna che ha sfidato la legge del kenya Empty kenya Lolosoli..la donna che ha sfidato la legge del kenya

Lun 21 Mar 2011, 19:51
fonte "Lettera43"


Il rifugio di Rebecca
Lolosoli, la donna che ha sfidato la legge del Kenya.

di Raffaele Vitali

Grazie al suo coraggio, Rebecca è diventata la portavoce delle donne kenyote e paladina della lotta ai soprusi e alla violenza.

Il paradiso? Può avere tante forme, quelle celestiali e ricche di ogni bene di biblica memoria, o quelle semplici e sicure di un piccolo villaggio del Kenya, nascosto tra gli alberi e circondato dalla violenza dell’uomo.
La storia di Rebecca Lolosoli comincia a Umoja, ma la sua forza, il suo impegno, il suo desiderio di cambiare le tradizioni e fermare le violenze, l’hanno portata per il mondo.
Dall’Italia all’America, passando per gli scranni dell’Onu e le passerelle di moda parigine al fianco di Diane Von Furstenberg (guarda la photogallery di Rebecca Lolosoli e di Umoja).


La lenta rivoluzione delle donne kenyote

«Our village has turned into a shelter» (il nostro villaggio si è trasformato in un rifugio).
Poche parole per introdurre chi è, cosa ha fatto e sta facendo Rebecca Lolosoli per la sua terra.
Umoja, che in lingua Swahili significa ‘unità’, è un villaggio nato 21 anni fa nella zona della riserva nazionale di Samburu.
Rebecca, stanca di subire e guardare inerme le continue violenze subite dalle donne del luogo, prese la decisione di ribellarsi.
Una rivolta lenta, culturale prima che fisica.
Oggi a Umoja vivono più di 60 donne.
Sono impegnate nella creazione di gioielli, da vendere ai turisti e ai grandi della moda, e passano ore a studiare, perché solo con l’istruzione possono difendersi dai soprusi.
Due piccoli passi, pensati da Rebecca, che però per il Kenya significano rivoluzione.
Un riparo per le donne che subiscono violenza



«In Kenya le donne non hanno il minimo potere», ha raccontato la coraggiosa 48enne in un'intervista al Daily Beast.
«Le ragazze sono costrette a sposarsi, sono emarginate dalla comunità, spesso vengono violentate e, a quel punto, perfino ripudiate dai propri mariti.
Questo significa che in un attimo, dopo aver subito una violenza (per 50 anni sono state stuprate anche dai soldati inglesi, ndr), vieni abbandonata a bordo strada diventando così preda delle iene».

COMPRATA PER 17 MUCCHE.
Un modo di fare vigliacco che si perde nei secoli e che nessuno ha mai avuto il coraggio di contestare.
Nessuno prima di lei che, come tante altre, ha vissuto in prima persona il dolore. «Noi siamo un valore per le nostre famiglie, perché facciamo parte della dote. Infatti, quando mi sono sposata a 18 anni, mio marito mi ha comprata per 17 mucche».
All’inizio rebeca ha pensato di essere una donna fortunata, perché aveva trovato un uomo che la amava, la faceva sentire importante.
Ma questo quadro idilliaco è terminato quando lei ha cominciato a pensare con la sua testa. Voleva parlare delle violenze subite dalle donne. Voleva, ma non glielo hanno concesso.

LA RINASCITA A UMOJA.

L’hanno picchiata gli uomini del villaggio, facendola finire in ospedale.
E proprio in quei giorni si è resa conto che suo marito era come tutti gli altri, che non l’avrebbe né difesa né, tantomeno, aiutata.
Immediatamente chiese il divorzio, anche se la legge non prevede per le donne questo diritto (l’ha ottenuto nel 2010, prima kenyota, tra l’entusiasmo di 300 donne di Samburu, ndr).
Ma lei non si fece spaventare e costruì, insieme a un gruppo di donne, Umoja.
Un simbolo di unità e voglia di riscatto sopra una terra abbandonata e piena di erbacce ai bordi del parco naturale.
Dai bordi del parco naturale alle passerelle di Parigi


Il problema era, però, sopravvivere.
Non bastava fuggire dalle violenze, Rebecca doveva trovare il modo di mandare avanti il villaggio: prodotti della terra, bevande, sale e zucchero divennero le prime fonti di sostentamento; poi arrivarono i turisti, desiderosi di visitare il parco e ammirare, incuriositi, questo villaggio di sole donne: «Nessun uomo può dormire a Umoja», ha precisato Lolosoli, «e anche i figli possono rimanere solo se dimostrano di comprendere e condividere le regole che lo animano».

AL PALAZZO DI VETRO.

Passo dopo passo, sono arrivati i palcoscenici internazionali: prima l’Onu, che invitò la matriarca a parlare a una conferenza a New York, a seguire la moda, con Von Furstenberg che la incontrò nel 2009 rimanendo affascinata dal suo sorriso, dalla sua energia, dai suoi colori, dall’originalità dei gioielli che portava al collo, nella testa e sui piedi.
La notorietà però non ha cambiato le donne di Umoja.
Il loro obiettivo rimane sempre e solo uno: combattere le violenze, risvegliare le donne e cambiare gli uomini.


L'IMPEGNO POLITICO.

Per farlo, oltre al villaggio,
Rebecca Lolosoli pensa di correre il prossimo anno alle elezioni per il governo locale.
Sarebbe un’altra conquista, l’ennesima rivoluzione in un Paese che considera le donne come semplici oggetti. «Dobbiamo chiedere e conquistare i nostri diritti. Solo così arriverà il rispetto dell’uomo. Perché se la donna rimane in silenzio, nessuno pensa che lei abbia qualcosa da dire». Educazione ed emancipazione, niente più e per raggiungerlo basta stare unite.
A Umoja.
Domenica, 20 Marzo 2011
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kenya  Lolosoli..la donna che ha sfidato la legge del kenya Empty Re: kenya Lolosoli..la donna che ha sfidato la legge del kenya

Lun 21 Mar 2011, 20:05
bellissima storia di una bellissima persona ,mi auguro e le auguro,per il bene di tutte le donne del kenya che possa essere eletta e che continui a lottare affinche' i violenti vengano emarginati puniti e che mai si cerchi di rendere meno dura la condanna adducendo scusanti come le tradizioni e le usanze di un popolo!Le tradizioni sono una cosa le barbarie un altra, anche se spesso si è preferito nasconderle una sull'altra quasi che non si potesse definire dove finiva uno e iniziava l'altro e questo le rendesse colpe meno gravi e punibili!E che tutte le donne del mondo comincino a ribellarsi ai soprusi fisici e mentali!!
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