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Kenya per ridere e riflettere un pò.......le ultime di Freddie

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black_mzungu
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Lun 28 Nov 2011, 10:28
BASTA, VI PREGO, CON "SARDEGNA 2" !

Lo ammetto, quando un turista italiano o, peggio, un residente, chiama i banchi di sabbia che affiorano sullo splendido tratto di mare tra Malindi e Watamu “Sardegna 2”, ho un sussulto di cuore che si trasforma in empito di rabbia e si avvicina molto ai prodromi dell’istinto omicida.
L’ho visto scritto su lavagne all’interno di villaggi turistici, addirittura in brochure di agenzie di safari. Ti vendono la gita a Sardegna 2 tutti i beach boys di questo tratto di costa, che in realtà dovrebbe chiamarsi “Mayungu”, dal nome del villaggio che si affaccia sul tratto di mare interessato. Ma che ne sanno i beach boys? Loro sono innocenti, a livello verbale (e non solo) farebbero di tutto pur di guadagnare qualcosa e non si scandalizzerebbero nemmeno se chiamassimo la spiaggia di Silversand “Viserbella 3” o quella di Che Shale “Sabaudia 4”. D’altronde chi ha insegnato loro a dire alle ragazze bianche “vuoi gustare il mio toblerone”? O a dire a potenziali fumatori di spinelli “sono il dottore del tuo cervello”? Siamo noi i colonizzatori da quattro soldi, quelli che per coprire la difficoltà congenita a parlare (e capire) gli altri idiomi, dobbiamo per forza italianizzare tutto. Dobbiamo quasi ringraziare il cielo che il parco nazionale dello Tsavo non si chiami “L’altra Maremma” e il Maasai Mara “La Lucania con gli animali”. Che poi Sardegna 2 è proprio distante da quel paesaggio, quegli odori, quelle sensazioni. Chi ha conosciuto e apprezzato entrambi i luoghi può coglierne le differenze: il mare probabilmente è più bello nell’isola mediterranea, dove però non c’è né la barriera corallina, né affiorano isolotti di sabbia in mezzo al meraviglioso niente di mare e cielo. A proposito: sentite come suona bene la parola “isolotto” in swahili: “kisiwandogo”. Non è perfino più esotico, più accattivante dire “andiamo a fare una gita sui kisiwandogo del parco marino? Ma figuriamoci, chi se la ricorda quella parola…e poi la “w” si leggerà “v” oppure “u”? E l’accento dove andrà? Niente da fare, sembra che dobbiamo rassegnarci a sentire cose ben peggiori: ora c’è anche chi chiama le “pozze” di acqua tiepida che con la bassa marea diventano delle specie di piscine naturali, “Jacuzzi”. E giù tutti a ridere! Ed ecco che sulla spiaggia equatoriale di Malindi puoi essere avvicinato da chi ti propone “andiamo nelle Jacuzzi di Sardegna 2”. Poi ci trovi anche Flavio Briatore ed il gioco è fatto! Non so se Malindi sia mai stata una meta da “turismo intelligente”, probabilmente il turismo intelligente non esiste più da tempo, al massimo è stato sostituito dal turismo consapevole. Io comunque, nel mio piccolo, porterò avanti la mia crociata linguistica per cercare di togliere questi nomignoli idioti al mare Mayungu. E sto preparando, con alcuni artigiani locali del legno, alcune targhe e indicazioni da portare in Costa Smeralda. C’è scritto “Benvenuti in Kenya 2”.


Freddie Del Curatolo - www.malindikenya.net


Ultima modifica di black_mzungu il Lun 28 Nov 2011, 10:32 - modificato 1 volta.
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Lun 28 Nov 2011, 10:29
IL GROSSO GEKO IN MUTANDE


Bahari Beach Hotel, Mombasa.
Otto di sera.
Un uomo grasso è solo nella suite dell'albergo.
Moglie e figlia sono nella terrazza del ristorante e lo attendono.
La camera ha una piccola veranda che offre un fazzoletto di vista mare e si affaccia su un giardino comune ad altre stanze.
L'uomo grasso si è appena fatto la doccia e si sta preparando per uscire.
Fuori è buio. Mentre indossa le mutande e identifica con gli occhi la camicia, cerca in giro le scarpe. Non le trova.
Alla veranda si accede tramite una porta-finestra a vetri, nascosta da grandi tende bianche.
L'uomo grasso pensa che potrebbe avere lasciato le scarpe fuori, ma non vuole aprire la porta-finestra perché sa che entrerebbero parecchie zanzare. Così scansa una tenda e si affaccia alla porta-finestra, in mutande, per cercare con lo sguardo le scarpe. L'orizzonte non ha più contorni, la sera africana ha inghiottito i colori. Il vetro riflette la luce artificiale della stanza e l'uomo si accorge di riuscire a vedere oltre la porta-finestra solo se fa ombra con il suo enorme corpo. Quindi si mette in posizione, appiccica la pancia contro il vetro e alza una gamba per sistemare l'ombra in direzione del pavimento.
Sembra Renato Pozzetto in una scena di una commediola italiana fine anni Settanta. L'uomo ripete l'operazione a sinistra, schiacciato come un geko.
Non sembrano esserci scarpe in veranda. Fa ancora due o tre mosse del genere, utilizzando gambe e braccia, spostando il grosso ventre e roteando la testa verso il basso. Ad un certo punto, istintivamente, alza la testa e si accorge che c'è un askari, la guardia notturna africana, di fronte a lui che lo sta osservando, probabilmente da parecchio tempo. In quella situazione, all'uomo non resta che salutare e sorridere, con il braccio appiccicato al vetro.
Anche la guardia saluta. L'uomo ha grande esperienza d'Africa e del suo popolo, ma questa volta non riesce proprio a immaginare cosa possa avere pensato l'askari, tra simbiosi con rettili o accenni d'autoerotismo.
Di sicuro qualcosa di simile a: "questi bianchi sono strani...strani forte".

Freddie Del Curatolo - www.malindikenya.net


Ultima modifica di black_mzungu il Lun 28 Nov 2011, 10:33 - modificato 1 volta.
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Lun 28 Nov 2011, 10:31
MUKOMBERO, IL BIO-VIAGRA KENIOTA

Da qualche settimana il Kenya ha aggiunto alle sue grandi attrazioni (savana, oceano, grandi laghi, montagne, maasai, corruzione) anche un motivo in più per essere visitato. Il “boom” mondiale del Mukombero. No, non si tratta di un nuovo ballo come la Macarena ma di un viagra naturale dalle insospettabili proprietà. Il Mukombero è un tipo di ginger molto chiaro ed esile che cresce specialmente a nord del Paese, ma che ultimamente viene commercializzato anche sulla costa.
Il suo effetto, se viene masticato come una radice di liquirizia, è quello del più potente afrodisiaco trovabile in natura. Ecco allora che sui depliant pubblicitari che promuovono il Kenya, accanto all’immancabile leone in primo piano, di tre quarti, con la zazzera bionda al vento, al maasai salterino lenzuolato in rosso e ricoperto di perline, al pescatore di 115 anni con la barba bianca che aggiusta la sua vela ricavata dai sacchi della polenta, possiamo aggiungere il pensionato mzungu che mastica il mukombero mano nella mano con una procace ventenne sulla spiaggia di Malindi e, invece di ammirare la sua preda, felice e sorridente, ha lo sguardo fiero verso il basso a valutare come il suo salice piangente italiano si stia trasformando in una gloriosa palma tropicale.
E le coppie in viaggio di nozze? Luna di miele e ginger, roba da ricordare tutta la vita. Così per le signore in odor di menopausa, gli adolescenti timidi, i latin lover caduti in disgrazia, i precari con impotenza coordinata continuativa…mukombero in compagnia, mukombero per tutti! All inclusive!
Per non parlare degli slogan: “Donne, è arrivato il mukombero!” “Prova anche tu il gingerone africano del piacere”. Grazie a questo miracolo della natura, l'economia del Kenya può davvero avere un'erezione e il settore turistico nel suo ventaglio di proposte per le vacanze a tutto tondo (e a tutto duro) sarà imbattibile! Savana, mare, escursioni montane, laghi, deserti, social, etno, equo, bio, mio, tuo, suo, luo…tutto al sapor pizzicorino della radice di zenzero che a nord del Paese, ma da qualche settimana anche a Nairobi e Mombasa, si vende a pochi scellini la "dose" e che promette performance degne di un Rocco Siffredi equatoriale, con l’unico piccolo effetto collaterale di un po’ di stitichezza, ma niente a che vedere col rischio infarto della pillolina azzurra, che è così squallidamente chimica. Questo è un eccitante bio! Equo solidale…e per questo fa godere ancor di più! Comunque occhio alla stitichezza, non la sottovalutate! Lo hanno provato per primi i kenioti bigami, i capotribù con più mogli. Onesmus Mtondi, 72 anni di Mazeras, ha trentuno mogli. Si è mangiato un chilo di mukombero ed è riuscito a soddisfarne 28, anche perché le tre più vecchie sarebbero state intrombabili anche da un cieco in astinenza da vent’anni ripieno di viagra. Il vecchio Mtondi, visibilmente soddisfatto dopo la performance, non è andato di corpo per un mese e mezzo ed è esploso due notti or sono, concimando gli “shamba” di tutto il villaggio. Al limite, quando lo assumete, inghiottiteci insieme due samosa prese in un chioschetto locale.
Anche a Nairobi, in certi ambienti, va di moda il mukombero. Potrebbe stupire il fatto che i primi ad impazzire per l'eccitante naturale siano stati infatti gli stessi kenioti, di cui noi occidentali ignoravamo tali problemi. Con tutti quelli ancestrali che già hanno, lo stress di una veloce civilizzazione evidentemente ha aggiunto pure questa sciagura. Oltretutto, con i loro "carichi eccezionali", la morbidezza è ancora più imbarazzante. Proboscidi da cimitero degli elefanti su corpi da gazzelle. A Nairobi si sono verificati però problemi collegati al continuo stato d’eccitazione degli uomini: in molti, proprio per le misure considerevoli dei loro organi sessuali, non riescono più a salire in macchina, nei negozi o in casa dove, muovendosi, distruggono tutto ciò che trovano ad altezza del basso ventre. Non possono sedersi al ristorante senza che i tavoli apparecchiati prendano il volo e così via. Si può anche assistere, nelle toilette e nei parchi della capitale, ad epiche sfide di fioretto e sciabola tra bandoleri mukomberi.
A Mombasa, una ditta indiana di demolizioni edilizie, offre il mukombero da masticare ai propri operai, che di conseguenza sono in grado di tirare giù interi agglomerati di case a colpi di mazza. C’è chi si sta allenando anche per la ricostruzione. Dalla cazzuola al… il passo è breve.
Scherzi a parte, gli unici davvero contenti del “boom” del mukombero, sono i rinoceronti, il cui corno per anni è stato definito afrodisiaco e ancora viene cercato da qualche idiota bracconiere assassino al soldo di aziende cinesi. Alcuni esemplari dell’Amboseli, alla vista del malintenzionato, hanno imparato a guidarlo verso le radici miracolose. “Prendi questo, coglione, e lascia stare il mio naso”. Il ginger non ammazza nessuno, nel tè è perfino piacevole, la moglie può grattugiarlo nelle vivande senza che il marito abbia a vergognarsi delle sue tristezze a letto e l'amante focoso può farne incetta e presentarsi al cospetto della partner canticchiando "donna donna lo sai chi c'è, è arrivato il Mukombero!" Attendiamo ora che i ricercatori della Pfizer (casa produttrice del viagra) se ne escano con altri effetti collaterali del gingerone del piacere, oltre alla stitichezza. Altrimenti, con buona pace delle multinazionali, anche sulla costa keniota, ci daremo tutti alla coltivazione...immaginando un nuovo tipo di turismo di cui c'è già pronto lo slogan: "Il Kenya tira...eccome se tira!"


P.S. Personalmente trovo questo pezzo davvero il migliore!!!!!
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Lun 28 Nov 2011, 10:31

BENTORNATI TURISTI, SI RICOMINCIA!

Altro giro, altra corsa. In uno dei pochi luoghi del mondo dove non importa che non ci siano più le mezze stagioni, perché qui di stagioni da sempre se ne alternano soltanto due, stanno per tornare i nostri amici turisti.
Ne sentivamo la mancanza, davvero! E non solo perché le nostre tasche sono vuotine, come spesso accade dopo le piogge. Abbiamo proprio voglia di vedere il loro pellame, che sembra uscito da italici caseifici, da nebbie invernali dense come stracchini e dai grigiori dello smog.
Ma no, dai che non è vero, lo so che vi siete allenati con i raggi Uva, lo so che da voi i lettini dei centri d'abbronzatura sono più frequentati di quelli dello psicanalista (anche se a giudicare da come vanno le cose lassù, dovrebbe essere il contrario).
Ci divertiremo per l’ennesima volta a scoprire i loro occhi spalancati sulla natura africana, le mucose del naso che respirano roba vera, il passo e il gesticolare che si fa più tranquillo.
E a dirgli: “Siete in vacanza, e per giunta in Africa, rilassatevi!”
Avremo i turisti di primo pelo, che hanno paura degli scarafaggi in bagno ma amano i granchietti sulla sabbia, quelli che sanno già tutto e sono convinti che Vasco da Gama fosse un cantante rock e Naomi Campbell sia nativa di queste parti. Arriveranno i “turisti del sorriso”, quelli che si commuovono a vedere un bimbo che salta e ride, pur non possedendo nulla, ignorando che si tratta di un giovane acrobata e che la risata è uno spasmo della fame. Sbarcheranno i turisti fai da te, che prenderanno per buone tutte le storie che racconterà loro il primo beach-boy conosciuto sulla spiaggia. Al loro ritorno diranno che il Safari è un po’ un’ammazzata, perché in 15 su un matatu non si sta comodi, l’autista corre come un pazzo e il pranzo al sacco non valeva il panino Camogli dell’Autogrill di Roncobilaccio. Però avranno trovato un amico africano di cui si possono fidare come fosse un fratello.
Ah, vacanzieri italiani, come vi vogliamo bene. Quelli che si mettono il braccialetto all-inclusive e con il cavolo che ne vogliono sapere di uscire in un Paese che sicuramente è colluso con Al-Qaeda, dove i coccodrilli girano in centro senza guinzaglio e la gente è ostile come nel centro Katanga.
Ma anche quelli che appena vedono un italiano a piede libero lo assalgono di domande:
“Ma vivi qui? Ma sei felice? Che bell’idea hai avuto! Con 600 euro al mese posso avere una villa con giardino, piscina, servitù, fuoristrada, partner focoso?” Ma certo caro! Dai a me i primi seicento euro che ti faccio fumare una sigarettina buona buona, poi avrai quello che desideri. Certe visioni…e non ci sarà bisogno nemmeno del partner focoso!
Deliziosi turisti, che chiameranno la spiaggia di Mayungu “Sardegna 2” e Che Chale “Spiaggia dorata” (ma ho sentito anche Spiaggia dello Scialle…sarà perché tira vento?), faranno la foto davanti alla barriera corallina con i pescatori locali e gli insegneranno a gridare “Italia Uno!” Con il pollicione in primo piano. Ci sarà chi apostroferà i beach boys con i loro nomi di battesimo: Antonio, Giuseppe, Pasquale…o con i soprannomi che davano loro le mamme al villaggio da bambini: Toblerone, Mestolo l’Ottavo Nano, Katanzaro, Baggio, Ramazzotti. E giù a ridere.
Perché nonostante il Kenya abbia tanti problemi (per dirvene due o tre, recentemente il Governo si è intascato 36 milioni di euro dati dal Regno Unito per l’istruzione elementare obbligatoria e non si sa dove siano finiti (!), l’inflazione galoppa e i ricchi si arricchiscono, la siccità record mette in ginocchio pastori e agricoltori), a Malindi conviene sempre sorridere perché come si sa, “the show must go on”.
Sinceramente io vi aspetto, turisti…perché tengo famiglia. Ma soprattutto perché ogni volta che tornate, tra cento di quelli sopracitati, ce n’è sempre uno che ha voglia e tempo di gettare lo sguardo oltre, di “farsi un giro nella parte selvaggia”, di entrare in una scuola o nella nostra accademia di calcio che toglie i ragazzi dalla strada e non semplicemente in un orfanotrofio come fosse uno zoo equo-solidale a vedere questi animaletti umani con gli occhi grandi e rimpinzarli di caramelle.
Io vi aspetto, perché fino a quando anche uno solo di voi mi darà la soddisfazione di capire questo posto, il mio scrivere e farmi sentire da qui, avrà un senso.
Karibu wageni! Benvenuti turisti!
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Lun 28 Nov 2011, 10:36


VIVERE IN KENYA SECONDO ME

Vivere in Kenya, per un occidentale, è innanzitutto una scelta.
Significa abbandonare la propria patria, allontanarsi dalle proprie radici, lasciare parenti, amici e abitudini che ci hanno affiancato sin dalla nascita.
Ma vivere in Kenya significa (e deve significare) anche avvicinarsi ad un’altra civiltà, un’altra cultura, un altro modo di vivere. La storia del Vecchio Continente ci ha insegnato che quando ci troviamo in presenza di popolazioni che riteniamo più “indietro” di noi, magari perché mangiano con le mani o non hanno ancora dimestichezza con le ultime invenzioni della scienza e della tecnica, tendiamo a trasmettere le nostre cognizioni e fantastichiamo che quella sia superiorità.
Da pochi particolari, poi, iniziamo ad applicare questo metro in tutte le cose della vita, cercando di imporre anche abitudini idiote e disdicevoli. Chi ha detto che bisogna mangiare con la forchetta? E’ più igienico? Pensateci bene, non credo. Basta lavarsi le mani prima e dopo. Difficilmente, quando andiamo in un ristorante europeo, chiediamo al cameriere di lavarci le posate. Le troviamo sul tavolo e per quanto ci riguarda, la donna delle pulizie, in aperto contrasto con la gestione del locale, potrebbe anche essersele strofinate sul pube.
E chi vi dice che la carta igienica sia meglio della foglia di banano, per pulirsi il sedere? Potremmo andare avanti con mille altri esempi. Ma torniamo in Africa: vivere in Kenya vuol dire innanzitutto capirne i problemi, quelli ancestrali e quelli legati all’epoca che stiamo vivendo, quelli indotti e quelli che fanno parte dell’ambiente. Il rispetto per le persone è strettamente legato al rispetto per la Natura e, se amiamo questo posto, con il rispetto in noi stessi.
Credo che mia figlia crescerà con l’abitudine di utilizzare l’acqua solo per lo stretto necessario, che inumidirà le mani e poi chiuderà il rubinetto per insaponarle e lo riaprirà per sciacquarle. Così farà con la doccia. A me capita di farlo anche quando torno in Italia, mi è successo di scoprirmi a compiere quei gesti in un grande albergo. E ne sono felice! Rispetto è anche abituarsi a non sperperare, perché la miseria di molti dipende non tanto dalla nostra ricchezza, ma dalla nostra noncuranza. Posso mangiare con le mani, seduto al tavolo con sodali kenioti il cui modo di pensare, di pervenire a un’opinione è lontano anni luce dal mio, salvo incazzarmi come una bestia se sono loro per primi a insozzare il loro territorio o a non rispettare i propri simili. Ma qui l’Africa c’entra poco, lontani anni luce sì, ma siamo sempre esseri umani. I più stupidi, domestici e pericolosi animali in circolazione.
Vivere in Kenya per me è una scelta di libertà, ma non c’è libertà senza rispetto, senza passione e senza verità. Rispetto per chi ci ospita e non ha le risorse per mostrarsi generoso o avido come lo siamo noi in Italia alla presenza di uno straniero, passione nel coltivare i perché del nostro insediamento in questo Paese: che sia lavoro e investimento, amore per la natura o per la vita, solidarietà pubblica o privata, egoistico relax. Cercare di farlo al meglio, consci della fortuna di avere molte meno sovrastrutture e limitazioni di quanto non avvenga oggi nel mondo occidentale.
Vivere in Kenya è forse un ripiego per anime candide o una via di fuga per cuori prosciugati, una fune di speranza per tirare a campare o uno splendido e unico esemplare di mattone levigato su cui costruire la propria nuova vita.
Vivere in Kenya per molti è semplicemente una maniera per affrontare l’esistenza senza farsi troppe domande. Può anche andare bene, in quest’epoca di smarrimenti. L’importante è non farsi trovare impreparati quando l’Africa chiederà qualcosa. Come dire, si può anche rinunciare alle domande, basta conoscere qualche risposta.
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Lun 28 Nov 2011, 10:50
Bell'idea Black la pubblicazioni di questi pezzi, "tanto per rinfrancar lo spirito"
A me piace più degli altri "BENTORNATI TURISTI, SI RICOMINCIA!" è lo spaccato papale papale di quel che avviene sulla Costa a proposito di turisti.
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Lun 28 Nov 2011, 17:55
Smile ahahahah bellissimi tutti ma mukombero for all unito a qualche samosa della strada è unica!! le simpaticissime storie di freddie del curatolo mi ricordano per ironia e ottima scrittura quelle di claudia peli.Ma qualcuno di voi ha il piacere di conosce bene il signore Del curatolo? Io non lo conosco assolutamente e mi piacerebbe cercare di capire che persona è da chi ha una conoscenza diretta,perche',ribadisco senza conoscerlo, e quindi con beneficio di mille dubbi e sempre pronta a ricredermi!!....,la mia sensazione è che anche lui potrebbe benissimo rientrare,ovviamente ironicamente!,in un nuovo racconto " bentornati residenti si rincomincia!Spaccato papale papale ( prendo in prestito la frase di francorosso)di quello che succede in costa a proposito di residenti vecchi, nuovi e di milioni di ipotetici futuri residenti!"
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Lun 28 Nov 2011, 20:28
anche io mi batto strenuamente per non far chiamare uno dei tratti di costa più belli del Kenya " Sardegna 2 "...basta interrompere l'interlocutore e correggerlo...magari dicendo Reef di Mayungu o più semplicemente Mayungu...ma ormai la battaglia mi sembra ardua...e non solo su questo...

mi ricordo che un depliant a colori...dietro il bancone del Bar Bar recitava appunto " gita a Sardegna 2 " o qualcosa del genere...chiesta la penna al barista l'ho cancellato...il barista , ammutolito , avrà sicuramente pensato che io fossi autorizzato...non mi ha detto nulla...e rideva...ehehe

ps
se vai su malindikenya ti puoi fare un'idea di Freddy...

le vignette del nostro sono un regalo dei nostri connazionali...sò ragazzi ( e altro )che ci vuoi fare...forse basterebbe educarli...
ma per farlo bisogna conoscere il mestiere...

Vander
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